Perché quel cane è bianco? Perché andiamo in auto? Perché c’è la luna?
Il periodo tra i 3 e 4 anni (a volte anche prima) è anche definito “L’età dei perché".
E’ l’età degli interrogativi ai quali certe volte è difficile dare una risposta adeguata. Il guaio è che le risposte che con una certa abilità si mettono insieme quasi mai appagano il nostro piccolo, che spesso continua imperterrito a sollecitarne altre, dando vita ad una conversazione senza fine. Questa fase dello sviluppo intellettivo va accolta con gioia, perché rappresenta uno straordinario progresso e un importante indizio di intelligenza, ma naturalmente va da noi gestita al meglio.
I perché dei bambini possono essere suddivisi in due grandi categorie: i perché “per conferma” e i perché “per conoscenza”.
I primi appartengono a domande che il bambino pone per avere la prova che è esatto un concetto che conosce ma di cui non riesce a farsi ragione oppure che non condivide (es. Perché vai al lavoro? Perché hai bisogno di spegnere la TV?...)
A fronte di questi interrogativi, non conviene dilungarsi in spiegazioni, tanto il bambino sa già perfettamente la risposta. Ci sono invece domande che hanno tutt’altro valore e significato. Sono quelle che nascono dallo sconcerto determinato da qualcosa che il bambino recepisce e trova in contrasto rispetto a quanto già conosce. Queste domande richiedono una risposta soddisfacente (che non sempre si riesce a trovare), in quanto sono espressione di un reale turbamento.
Esempio: “Perchè si uccidono le mucche?”. La classica risposta è “Per darci la carne da mangiare, la carne buona che ti fa diventare grande.”
Ma il bambino può incalzare: “Perchè allora tu mi hai detto che non bisogna far male a nessuno?”
La soluzione può essere quella di spiegargli che le mucche, purtroppo per loro, vengono allevate per essere mangiate e che non provano alcun dolore quando vengono uccise. L’importante, in ogni caso, è non rispondere mai in modo improprio dando l’impressione al bambino di non aver ascoltato la sua domanda.